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Scrivici |Il naviglio sottile e i caccia - Primo Veronese sul Gioberti
- Storia di torpediniere, cacciatorpediniere, esploratori, corvette -
Marinai dei Cacciatorpediniere: Primo Veronese sul Regio Cacciatorpediniere Gioberti in guerra.
Quanto esposto non pretende di rappresentare la storia ufficiale, ma solo
il punto di vista degli autori. E' soggettivo e può
contenere errori o imprecisioni, per cui si suggerisce di non usarlo per
ricerche e di rivolgersi a testi storici più qualificati.
Alcuni sono indicati in Bibliografia.
Ringraziamo Bruno Veronese, per le informazioni e l'immagine che ci ha gentilmente fornito del padre, imbarcato sul cacciatorpediniere Gioberti.
Le piccole navi del naviglio sottile - Primo Veronese sul Gioberti.
La Storia tende ad interessarsi delle navi più grandi, come se un grande lavoro non sia stato svolto anche dalle unità più piccole. Le unità minori, appartenenti al cosiddetto “naviglio sottile” , svolsero un servizio instancabile in tutti i ruoli possibili e ben poche navi arrivarono indenni alla fine del conflitto, comunque consumate dall’uso intenso. Le unità “sottili” erano quelle dove la lunghezza era circa 10 volte la larghezza. Con tale proporzione si ottenevano navi veloci, mobili, leggere che sacrificavano robustezza e tenuta al mare all’obiettivo da raggiungere. Torpediniere, cacciatorpediniere, esploratori, corvette. Nella prima metà del novecento queste navi furono soggette a continui mutamenti di esigenze e di tecnologie disponibili: ciò che veniva progettato poteva divenire rapidamente superato.
Primo Veronese, nato il 1 giugno 1921, era imbarcato come cannoniere sul Cacciatorpediniere Gioberti, quando fu duramente mitragliato da aerosiluranti il 17 agosto 1942 alle ore 17.17, durante una scorta convoglio. Era di vedetta con un collega, poi deceduto. Una mitragliata colpì Veronese alle gambe, con ferite profonde, soprattutto a un ginocchio. Vi furono numerosi morti e feriti sul Gioberti (come spieghiamo più sotto). Veronese, nonostante le ferite, si prodigò per spegnere un principio d’incendio nel deposito munizioni. Fu poi decorato con Medaglia di Bronzo al Valor Militare. La gamba più gravemente ferita rimase rigida e più corta di circa 8 centimetri; dopo molti anni si aprivano delle piccole ferite e ne uscivano delle schegge. Primo Veronese è mancato nel 1980. Il figlio Bruno Veronese ci ha fornito queste brevi note sul padre. Le abbiamo scelte fra tante come rappresentative del sacrificio di tutti i Marinai che prestarono servizio sulle unità sottili.
Il Regio Cacciatorpediniere Vincenzo Gioberti, appartenente alla classe “Poeti” (o Oriani), ebbe una intensa vita operativa. Partecipò a operazioni della flotta e a numerose scorte convogli, svolgendo caccia antisom e sostenendo attacchi aerei, come quello dove rimase ferito il marinaio cannoniere Primo Veronese. Il Gioberti era salpato con il Maestrale da Napoli il 15 agosto 1942 per scortare la motonave Pilo a Tripoli. Dopo una sosta a Trapani il convoglio fu attaccato il 17 da aerosiluranti che colpirono la Pilo a poppa, fermandola con un incendio a bordo. I velivoli mitragliarono poi il Gioberti dove causarono un incendio. Quasi tutti gli ufficiali perirono nell'attacco e il comandante Burgos fu ferito. Il STV Giulio Ruschi prese il comando e portò il Gioberti a Trapani (fu decorato con Croce di Guerra).
In seguito il Gioberti riprese l'attività di scorta nel canale di Sicilia. Fu affondato in Liguria da un siluro di un sommergibile inglese un mese prima dell’armistizio. Il sommergibile lanciò i siluri contro il fianco della formazione navale e tutte le unità accostarono per evitarli. Il Gioberti che era l'ultimo, alla prima uscita con un nuovo comandante, non accostò e fu colpito, disintegrandosi con una esplosione. Data la velocità del caccia, la prora si staccò e continuò a navigare per un tratto, prima di affondare.
In un'altra pagina riportiamo una
testimonianza di un marinaio imbarcato sul Gioberti.
La crescita delle dimensioni tra Prima e Seconda Guerra Mondiale.
Orientarsi tra torpediniere, cacciatorpediniere, esploratori, corvette
Progettare ed ottenere navi da guerra
Una flotta antica o moderna è costituita da navi di ogni dimensione, grandi e piccole, destinate ad operare assieme ma con compiti diversi. Una nave militare viene quindi concepita e costruita per svolgere attività precise all’interno della flotta, con dimensioni ben calcolate in un difficile compromesso tra le esigenze previste (es.armamento, velocità, tenuta del mare) e i vincoli tecnici (es.pesi delle macchine e delle armi) ed economici (es.costi di costruzione e di mantenimento, numero di unità). Non bisogna nemmeno dimenticare che una flotta viene progettata in funzione degli avversari, di quali navi affrontare e di come verrà condotta la guerra. Ci sono anche accordi internazionali che possono condizionare i progetti. Le variabili sono così tante che può anche capitare di sbagliare l’equilibrio delle caratteristiche e scoprire che una nave è mal riuscita solo nelle prove. Inoltre i tempi per ottenere una nave e soprattutto la lunga vita operativa di un manufatto ben costruito (decenni), possono renderla obsoleta perché il mondo nel frattempo cambia, con nuove tecnologie, varo di navi più moderne, strategie belliche diverse, cambiando la validità del compromesso di partenza.
Le unità sottili, una storia complessa
La storia delle piccole unità da guerra nella prima metà del novecento fu abbastanza complessa e condizionata da vari fattori che risultarono mutevoli, tra cui l’evoluzione delle macchine, dei siluri, degli aerei sul mare. Sul finire dell’ottocento l’affermazione della torpedine o siluro, così piccolo e devastante, e la crescita delle sue prestazioni (velocità e distanza da cui poteva essere lanciato) rese possibile ampliarne l’uso fuori dai porti in mare aperto, impiegando piccole unità siluranti, le cosiddette torpediniere. La loro pericolosità portò alla concezione dei cacciatorpediniere o “destroyer” (distruttore), unità più grandi, provviste allo scopo di artiglieria e di velocità adeguata, per seguire le unità da battaglia (attività di squadra) e difenderle dalle siluranti o torpediniere. La necessità di esplorazione per anticipare l’avvistamento e appoggiare i caccia, aveva fatto nascere anche gli esploratori, unità di dimensioni, autonomia e armi superiori. Le torpediniere, all’inizio estremamente piccole, crebbero di dimensioni e tonnellaggio con una tendenza comune a tutte le piccole unità, compresi i cacciatorpediniere. La crescita era stimolata dall’esigenza di aumentare armi, autonomia, velocità, tenuta al mare per un impiego più efficace. La crescita dimensionale, rimanendo sottile, migliorava anche l’efficienza, cioè servivano meno incrementi di potenza per portare più armi o per andare più veloci. Ma bisognava anche considerare la tenuta al mare, punto debole di un naviglio troppo sottile. Incremento di dimensioni o di prestazioni furono resi possibili dall’evoluzione delle macchine, che aumentarono di potenza rispetto al peso e ingombro. Nelle macchine a vapore, dal carbone si passò alla nafta (maggiore rendimento, semplicità di rifornimento, migliore stoccaggio a bordo, facile alimentazione) e dalla macchina alternativa si passò alla turbina (più elevate prestazioni). Si diffuse anche l’uso dei motori a combustione interna diesel, ancora più compatti. Il miglioramento in prestazioni e compattezza delle macchine consentì incrementi altrove, nelle qualità nautiche e capacità di sostenere armi, nella larghezza e lunghezza, ampliando caratteristiche e opportunità. Agli inizi del novecento, nel ruolo silurante le torpediniere si erano dimostrate meno efficaci dei veloci cacciatorpediniere. In realtà il siluri si rivelarono arma perfetta dei sommergibili, ma erano comunque sempre presenti sulle piccole unità di superficie, a condizione che avessero sufficiente velocità per avvicinarsi e lanciare: furono quindi l’unica arma per l’azione offensiva dei piccoli e velocissimi motoscafi siluranti (scarsa autonomia e poco adatti al mare agitato) oppure l’arma ravvicinata dei caccia in caso di necessità, contro unità simili o superiori. I siluri potevano essere presenti anche su altre unità maggiori, ma con meno possibilità pratiche di essere usati. L’affermazione dell’aviazione introdusse la possibilità della esplorazione aerea sul mare, rendendo obsoleti gli esploratori navali, che ormai costruiti divennero peraltro superati per la limitata velocità e quindi vennero declassati a cacciatorpediniere. Anche i primi cacciatorpediniere vennero declassati a torpediniere, per la crescita generale delle velocità massime dell’intera squadra. Il declassamento delle navi già costruite fu dovuto alle caratteristiche (non modificabili) che divenivano improvvisamente insufficienti , rispetto a quelle ormai necessarie. Una torpediniera doveva avere non soltanto 300 o 700 tonnellate ma superare le 1000; un caccia da 1000 tonnellate doveva averne 1500 o oltre 2000, e la sua velocità doveva essere non 30 nodi ma almeno 35 o 40. Il declassamento avveniva anche per il normale logorio delle macchine e il ridursi della velocità della nave. Le navi mercantili, traffico da proteggere, aumentarono anche loro di velocità che rimaneva tuttavia raggiungibile dai vecchi cacciatorpediniere e torpediniere, giustificandone il mantenimento in servizio di scorta traffico nel secondo conflitto mondiale. I nuovi “cacciatorpediniere”, più grandi ad alte prestazioni, mantennero tale denominazione anche se in realtà non dovevano più cacciare le torpediniere (ormai inadatte a lanciare torpedini), e queste ultime divennero torpediniere di scorta. Il nome rimaneva ma l’uso era cambiato. Comunque le navi sottili risultarono tutte utilissime e versatili per tanti impieghi, da essere sempre poche per le esigenze, ad esempio per la lotta ai sommergibili. Fu dunque necessario produrre in numero più elevato unità meno costose come le corvette. Nel secondo conflitto mondiale l’attacco silurante veniva portato anche dal cielo, con gli aerosiluranti. La nuova minaccia, assieme al crescente impiego delle forze aeree sul mare, portò alla necessità di aumentare l’armamento contraereo, compatibilmente con le possibilità della nave. Cambiamenti tecnologici e di conduzione della guerra sul mare imposero l’introduzione a bordo di armi nuove e maggiori, che influenzarono stabilità, tenuta al mare, velocità. Su navi piccole non era facile avere tutto.
Tabella dei cacciatorpediniere tra le due guerre. Classi, anno di impostazione, tonnellate carico normale, velocità, lunghezza, declassamento. Dati orientativi. Evidente la crescita delle dimensioni.
Tutti i Cacciatorpediniere, vecchi e nuovi
Alla Seconda Guerra Mondiale presero parte cacciatorpediniere di recente costruzione assieme a unità più anziane, cacciatorpediniere ed esploratori non più adeguati che vennero declassati. Inoltre continuò la produzione ed evoluzione, tanto che l’ultima classe venne impostata quando ormai la guerra sul mare si concludeva.
I primi due gruppi della tabella contengono unità che furono concepite a cavallo della Prima guerra mondiale, o subito dopo: risultarono ovviamente superate, al momento della Seconda, almeno per le unità che erano ancora in servizio. Pertanto si tratta di cacciatorpediniere ( C ) che divennero torpediniere (T), o esploratori (E) che divennero caccia (C). Si noti il progressivo crescere delle dimensioni.
Negli anni successivi, una eccezione fu costituita dai Navigatori, impostati nel 1927 e ancora classificati come esploratori, ma erano già dei grandi cacciatorpediniere con elevate velocità. Per motivi di stabilità dal 1937 furono trasformati e ingranditi con riduzione di velocità. Risultarono comunque navi utilissime ed efficaci.
L'ultimo gruppo della tabella contiene invece unità nate come Cacciatorpediniere e rimaste tali. L'ultima classe (Comandanti Medaglie d'Oro) non ebbe il tempo di manifestare le sue possibilità prima della fine della guerra.
Per alcune informazioni sulla storia dei vari Cacciatorpediniere, si consiglia la consultazione del nostro Database. La scheda di una nave permette di vedere le altre della sua Classe.
Cacciatorpediniere declassati a Torpediniere nella 2a Guerra Mondiale:
Esploratori declassati a Cacciatorpediniere nella 2a Guerra Mondiale:
I Cacciatorpediniere della 2a Guerra Mondiale
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Nota: Da questi elenchi mancano alcune classi che di fatto hanno partecipato solo alla Prima Guerra Mondiale, come la classe Insidioso, di cui solo quest'ultimo è arrivato al secondo conflitto.
Per semplicità, nella tabella non sono state elencate le unità acquisite da altre nazioni, tramite preda bellica o requisizione, e quelle impostate per clienti diversi, anche se poi sono entrate a far parte della Regia Marina.
Regio Cacciatorpediniere Daniele Manin (Classe Sauro). Cartolina Foto Baschetti - Venezia (anni trenta). Collezione TrentoincinaInformazioni più precise si possono trovare in "Cacciatorpediniere italiani" (1969), "Esploratori italiani" (1996), entrambi pubblicati dall'Ufficio Storico della Marina Militare.
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