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Scrivici |Relitti e navi sommerse
- Documenti del nostro passato. -
Fotosub anni settanta. Macchina a fuoco fisso, scafandrata dall’autore.
Ringraziamo gli Autori di "Relitti e navi sommerse". Ringraziamo inoltre Andrea Maggiori per le informazioni e le immagini di relitti, rilevati con scandaglio a scansione laterale.
Un relitto. Cosa è, per chi.
Per qualcuno è soltanto una nave che non naviga più, finita in fondo al mare, in un ambiente ostile, non facile da raggiungere e dove si innesca un inesorabile degrado. Un luogo dove non mancano i pericoli, tra reti impigliate e anfratti rischiosi, talvolta nell’acqua torbida e nelle correnti. Sembrerebbero posti da evitare, dimenticando la nave ormai perduta.
Ma c’è anche qualcuno che ne rimane attratto, va alla ricerca e vuole visitarli, oppure vuole sapere tutto anche se non può andarci di persona. C’è forse lo stimolo di un ambiente insolito e misterioso, il sogno di una scoperta, il brivido di un’avventura, un soggetto fotogenico, il richiamo di cosa suggerisce, storia di un equipaggio o del dramma finale. Più o meno le stesse motivazioni che spingono a esplorare le rovine di un castello nel bosco, immaginandone la vita scomparsa o il clamore delle armi.
Tra chi considera i relitti dei resti senza valore e chi viene catturato dal fascino romantico, esiste anche chi li considera più concretamente reperti storici importanti di quanto è accaduto, documenti materiali da non sottovalutare, da conservare e proteggere, oggetto di studio e di ricerca. Non si dimentichi nemmeno che un relitto è spesso la tomba di chi non ha avuto sepoltura e va rispettato, senza rovistare. Anche la legge tutela ogni relitto vecchio e nuovo, da cui è proibito asportare trofei. In certi casi il relitto si trova vicino alla superficie e questo non lo ha lasciato in pace, tra demolitori organizzati e saccheggiatori improvvisati, entrambi bravi a cancellare tracce e lasciare rottami. Quando invece la profondità risulta maggiore l’alterazione umana è stata limitata o assente, mentre la vegetazione ha progredito di meno. Con l’evolvere della tecnologia è più facile trovarli e raggiungerli, anche a profondità che si ritenevano proibitive. Di fronte a reperti di un passato prossimo o remoto non bisogna ragionare soltanto con la mentalità, valori e mezzi odierni, ma si deve guardare al futuro quando magari saremo più capaci di interventi adeguati. Intanto i relitti vanno trovati, documentati, analizzati. In alcuni casi più che di relitto bisogna parlare di navi sommerse, ancora da localizzare. Dove affonda una nave nascerebbe un relitto. Ma quel luogo è solo un punto nel grande mare e non sempre si conosce la posizione precisa dell’affondamento, tanto da andare a colpo sicuro per trovare il relitto e soprattutto tornarvi in seguito. Inoltre il relitto , trovato anche per caso, deve avere un nome, quello giusto, una certezza non facile da raggiungere. C’è dunque un gran lavoro da fare per trasformare in conoscenza un universo di indizi, notizie, ricordi, ritrovamenti, provenienti da fonti disparate.
Immergersi in mare e nei documenti
Di un relitto si parla, si programma, si organizza, col crescere delle attese, nervosismo sulla barca. Quando si scende nel mondo silenzioso tutto si placa, l’obiettivo appare di colpo con la sua esagerata immensità, solo intravista nella penombra e nel torbido. L’emozione si controlla sempre in immersione ma le lamiere coperte di vita trasmettono molte sensazioni. Sagome, un dettaglio, una porta aperta da non varcare. Sembra di sentire le voci quotidiane o le grida della fine, mentre l’orologio divora i minuti e si controllano gli strumenti. Un gesto, sguardi espliciti, l’immersione è già finita. Ma è proprio quella la nave? Perché… Voglie, esitazioni, dubbi, domande da portare con sé nelle soste di decompressione, prima che il fragore del mondo terrestre ci porti via da quel silenzio verde, dove le tracce rimaste ci hanno parlato dentro. Ne discuteremo a lungo, ce lo ricorderemo.
Di un relitto si sa che c’era, più o meno là nel mare aperto. Ce ne sono anche altri. Storie vecchie e nuove. Ora lo hanno trovato, esplorato, fotografato. Belle foto ma non si capisce come sia fatto. Pensano che la nave sia quella. Ma la foto di quando navigava grida impietosa che non può essere lei. Purtroppo si crede di trovare quello che si vuole trovare. Armi così che non c’erano. Ma possono averla modificata in guerra. Però l’occhio di cubia non coincide. Anche la posizione è diversa. Ma quale nave sarebbe altrimenti? Un sospetto, un altro fascicolo, un’altra ipotesi. L’immersione fra le carte è senza fine.
Dicono che il mondo progredisca. Oltre che dalle nuove tecnologie, l’apporto determinante è dato dalla migliore comunicazione, ovvero la diffusione di idee e conoscenze che divengono patrimonio collettivo per ogni azione, oppure lo scambio fra esperti con competenze diverse la cui collaborazione crea risultati inediti. I subacquei evolvono, si pongono delle domande e vogliono sapere come muoversi. Gli studiosi evolvono e vogliono informazioni nuove, con qualcuno che vada a cercarle o che li informi di nuove scoperte. Per trovare bisogna sapere cosa cercare, ma anche la scoperta deve essere finalizzata a raggiungere nuove certezze. E’ importante fotografare il relitto e non la cernia che ne esce. E’ importante sapere quale altre navi sono cadute su quel fondale in epoche diverse. Subacquei e studiosi, esploratori diversi, collaborano assieme nel costruire pezzo per pezzo il quadro d’insieme. Così associazioni di subacquei collaborano con associazioni come l’AIDMEN (Associazione Italiana di Documentazione Marittima e Navale – www.aidmen.org) o ALDEBARAN di Trieste per la corretta identificazione di un relitto, la fusione di dati rilevati sul campo e dai documenti storici, per arrivare a una scheda completa di ogni relitto, o infine comporre in una pubblicazione di uso collettivo le schede di tutti i relitti (trovati e da localizzare) in un’area geografica.
Il libro “Relitti e navi sommerse”, con l’esempio di una scheda: immagine della nave, storia, immagini del relitto, dati tecnici, profondità, mappa, coordinate, tipologia d’immersione, rischi. 516 pagine.
Relitti e navi sommerse – Liguria e Toscana – Guida ai relitti moderni nei mari italiani
Il libro (di Gianluca Mirto, Sergio Pivetta, Giorgio Spazzapan) affronta in modo sistematico i relitti “moderni” (non archeologici, vecchi e nuovi) di una vasta area, anche quelli non ancora trovati. Centinaia di schede che fanno impressione per la quantità di presenze davanti alle nostre coste. Si ha un’idea di quanta Storia abbia segnato i fondali, quanto lavoro di esplorazione sia stato fatto da parte di tanti, quanto lavoro sia stato necessario per raccogliere e presentare in modo omogeneo e accessibile la documentazione del passato, informazioni e ritrovamenti. La visione geografica sottolinea anche quello che si sapeva, le incursioni dei sommergibili tedeschi contro i mercantili nella Grande Guerra, gli attacchi delle motosiluranti angloamericane al traffico costiero di motozattere, le azioni di U-boot e sommergibili britannici, tragedie di navi passeggeri, collisioni, velieri in legno ed enormi petroliere, bombardieri in ammaraggio, passano davanti ai nostri occhi, di scheda in scheda, dimostrando quanto il mare abbia accolto negli abissi, quanto ancora ci sia da scoprire e rispettare.
Abbiamo contattato gli autori del libro a cui abbiamo esposto i nostri commenti.
Trentoincina: “Riteniamo che il libro sia un ottimo lavoro documentario, un catalogo importante, punto di arrivo di dati dispersi ed eterogenei da fissare e punto di partenza per proseguire nella raccolta e approfondimento. La consultazione è agevole e organizzata in schede molto complete. In lavori di questo genere è infatti fondamentale strutturare i dati e mettere anche i relitti certamente presenti e non localizzati, guardando avanti. L’opera dovrebbe indicare una sorta di riferimento culturale/metodologico che, ad esempio, permetta di essere conosciuti ed essere contattati sul tema. ”
Autori: “In effetti questo lavoro è un punto di partenza sia per noi che per altri che vorranno continuare. Non c'era nulla che radunasse informazioni subacquee e storiche insieme. Per quanto riguarda l'essere contattati e interpellati sul tema con il libro andiamo a farci conoscere da chi ancora non è arrivato a noi tramite il nostro sito www.relitti.it che dal '98 raccoglie e cataloga dati sui relitti. Sul sito è possibile vedere una mappa con tutti i relitti presenti sul libro.”
Trentoincina:” Forse chi cerca la dimensione romantica e affascinante potrà non trovarla in un "freddo" elenco, ma non è questa l'obiettivo del libro.”
Autori: “Il nostro obiettivo era quello di radunare in un unico volume tutte le informazioni che avevamo a disposizione. La descrizione e l'aneddoto sono proprio l'unica cosa che non volevamo assolutamente fare. Inoltre si è scelto di dedicare 2 sole pagine ad ogni relitto e abbiamo fatto un volume da 516 pagine. Se ne avessimo dedicate di più per alcuni relitti avremmo fatto un tomo troppo voluminoso. Inoltre abbiamo proprio voluto dare un taglio uguale per tutte le schede anche per rendere più agevole (a nostro parere) la consultazione.”
Trentoincina: Qualcuno vedendo le foto subacquee in bianco e nero rimpiangerà il colore. Secondo noi è un falso problema. Le foto di relitti con inquadrature ampie non possono che essere verdastre, cioè monocromatiche. Il colore sarebbe inutile. Il bianco e nero va bene quindi, anche se sono pochi quello che sanno sfruttarlo. Comunque la fotografia ha sapore di "documento" oggettivo, e dove fosse possibile sarebbe utile anche uno schema o disegno (molto sommario) dell'insieme …”
Autori: “Le foto a colori avrebbero portato ad un costo troppo alto del libro. Non essendo un libro fotografico ma un libro da consultare il costo non sarebbe stato giustificato. Per quanto concerne i disegni mi piacerebbe poterli includere ma purtroppo quasi nessuno disegna e i subacquei in grado di farlo discretamente sono pochi. E' già molto difficile reperire materiale fotografico, i disegni praticamente impossibile. Ma non è detto che la tendenza non si inverta, io per primo me lo auguro.”
Trentoincina: “Siamo certi che col perfezionamento degli strumenti di scansione subacquea, mezzi di esplorazione, profondità raggiungibili dai subacquei sportivi, si scopriranno in futuro sempre più relitti. Sarà anche più facile una corretta attribuzione, vista la maggior circolazione e offerta di informazioni base qualificate come questo libro.”
Autori: “Speriamo che la tecnologia ci aiuti.”
Giusto su quest’ultimo punto, accenniamo nel paragrafo successivo alcuni aspetti della ricerca e individuazione dei relitti in mare. Questi ed altri aspetti della collaborazione tra subacquei e storici, tra associazioni dedicate al mondo sottomarino e cultori di Storia Navale, sono stati trattati nel Convegno “Navi e relitti del Mediterraneo” svoltosi ad Asti, il 5 marzo 2010, con la collaborazione di relatori dell’AIDMEN.
Esempio di scansione laterale. Cargo armato di Sestri Levante, spezzato in due tronconi (proprietà Andrea Maggiori).
Tecnologie.
Molti conoscono il classico ecoscandaglio verticale, in grado di misurare le profondità del fondale in un punto preciso, esattamente sotto all'imbarcazione. Ma è già disponibile da tempo lo scandaglio a scansione laterale che permette l'esplorazione di zone più ampie e con la possibilità di una visione simil-tridimensionale del fondale per una miglior individuazione di masse nel loro complesso, i potenziali relitti visti “a volo d'uccello”.
L'imbarcazione traina ad una certa profondità una serie di trasduttori racchiusi in un siluro idrodinamico. Questi trasduttori emettono “lame” di ultrasuoni, ricevono i segnali di ritorno e li ritrasmettono ad un computer che li elabora trasformandoli in una sorta di immagine 3D completa di ombre, dove il suono non arriva.
Nella fase iniziale lo strumento viene regolato a bassa frequenza per una scansione ampia e grezza, al solo scopo di individuare e georeferenziare le zone dove concentrare le ricerche. Trovate queste si passa alla seconda fase con una scansione ad alta frequenza, più focalizzata sul punto che interessa, raccogliendo maggiori informazioni e dettagli. È come vedere il relitto. Chi lo impiega fa notare che spesso nessun subacqueo riesce a vedere interamente tutto un relitto per la torbidità dell'acqua e la penombra: con questo sistema si riesce finalmente a vederlo tutto insieme.
La rilevazione del relitto non può prescindere dal registrare istantaneamente ed esattamente le coordinate della posizione, per non perderlo. Oggi si può, con il GPS (Global Positioning System), precisione inferiore ai 20 metri. Ma una volta non era così. Di navi affondate durante la guerra e in seguito, non sappiamo ancora dove si trovi il relitto, nonostante siano state fornite le coordinate, evidentemente imprecise.
Altri esempi di relitti, rilevati con lo scandaglio a scansione laterale (proprietà Andrea Maggiori).
L'argomento è senza dubbio interessante. Concludiamo con alcuni esempi di domande a cui forse si risponderà in futuro, proseguendo nello studio ed esplorazione dei relitti:
Possibile che il relitto del cacciatorpediniere Gioberti non sia stato ancora rintracciato? Eppure quando è stato colpito dai siluri del sommergibile Simoon davanti a Punta del Mesco era con tante altre navi. Inoltre c’è una foto dove si vedono affondare i due tronconi, con la nube delle esplosioni che si staglia sul profilo della costa. Non può essere lontano.
(Nota aggiunta: su questo relitto qualcuno ci ha già segnalato una traccia...)
Il relitto di un U-boot davanti a Portofino? Dovrebbe essere l’U-455 e dentro riposerebbero 51 vittime. Ma perché si è spinto fin lì, mentre dicono che doveva essere al largo di Portovenere? Non sarà facile avere delle certezze, il relitto si trova oltre i 120 metri.
L’undici ottobre 1917 a levante di Savona il sommergibile tedesco U 35 fece strage di navi: Lovli (7212 t.), Cayo Bonito (3427 t.), Italia (3456 t.). Del primo si è trovato il relitto e degli altri no. Ma non possono essere lontani.
L’UJ 2223, ex corvetta italiana Marangone, venne affondato a sud di Livorno da motosiluranti americane alle 00.14 del 24/4/1944 con 41 vittime dell’equipaggio. Chissà se l’equipaggio era tedesco o vi era anche personale italiano. Ma dove si trova il relitto? Dove troveremo altre unità silurate di notte, senza una rilevazione esatta della loro posizione?
(spunti forniti da "Relitti e navi sommerse" e da altre fonti)
Nota importante: E' stato pubblicato nel 2011 anche il volume "Sardegna".
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