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Scrivici |Autarchia
- Come una nazione cerca di essere autosufficiente -
Una barzelletta (Hamburger Illustrierte) nella Domenica del Corriere del 29 settembre 1940: "Hai sentito che portano via le cancellate?" dice uno dei due leoni, con riferimento allo smantellamento delle cancellate per recuperare il ferro per uso bellico
Quanto esposto non pretende di rappresentare la storia ufficiale, ma solo
il punto di vista degli autori. E' soggettivo e può
contenere errori o imprecisioni, per cui si suggerisce di non usarlo per
ricerche e di rivolgersi a testi storici più qualificati.
Alcuni sono indicati in Bibliografia.
Il blocco delle importazioni
“Autarchia” vuol dire far funzionare un paese con le risorse nazionali, senza l’importazione di merci da paesi stranieri. Si ricorre all’autarchia quando i traffici sono impediti da una guerra e dal nemico attraverso un “blocco” dei trasporti terrestri o marittimi. Il blocco viene attuato impedendo la fornitura dai paesi di origine, tramite accordi, divieti o addirittura attaccando il traffico mercantile dell’avversario. Normalmente una nazione moderna importa tantissime merci, materie prime, componenti, in grande quantità e il blocco provoca notevoli problemi e disagi sia per le industrie che per la popolazione. L’autarchia è la risposta a queste difficoltà. Nella pratica l’autarchia consiste nel rinunciare a certe merci, oppure razionarle (cioè limitarne il consumo, assegnandone una quantità predefinita), oppure trovare merci sostitutive (che raramente sono all’altezza di quelle originarie). Il blocco non sempre produce effetti immediati e determinanti, ma è anche la principale azione concreta a disposizione per condizionare un paese dall’esterno, senza invaderlo.
L’Autarchia e l’Italia nella Seconda Guerra Mondiale
In Italia l’idea dell’autarchia si era manifestata già nel 1935 in occasione della guerra in Etiopia con l’ostilità della Gran Bretagna e con le sanzioni internazionali, imposte dalla Società delle Nazioni e poi tolte. La Guerra Mondiale portò invece un vero blocco delle importazioni di tutte le materie prime. L’essere capaci di autosufficienza stimolava l’orgoglio nazionalista del Fascismo, che cercava di enfatizzare questa capacità anche se era più teorica che reale. Un paese quasi completamente privo di risorse naturali come l'Italia non aveva una produzione interna che compensasse almeno in parte le limitazioni. Molti prodotti alimentari furono razionati (es. burro, pane, pasta) o sostituiti da surrogati (es. per il caffè). Alcune materie prime, come la gomma o il combustibile, furono riservate all’uso bellico, ma anche così risultarono insufficienti col prolungarsi del conflitto. Industrie e popolazione italiana cercarono di adattarsi alle rinunce e limitazioni.
In guerra
Con la Guerra l’Italia si trovò senza importazioni marittime da paesi extra mediterranei o senza materiali strategici provenienti da alleati della Gran Bretagna. Vi furono sommergibili da carico italiani che andavano fino in Giappone per ottenere materiali rari, ma l’esiguità dei volumi trasportati e gli affondamenti non cambiavano la realtà di un blocco quasi totale. Rimasero aperti i collegamenti terrestri con l’Europa e con la Germania, da cui dipendevamo per molte forniture (ad esempio la nafta per la Regia Marina). Anche la Germania era impegnata nel fronteggiare il blocco delle importazioni, risolvendo molti problemi tecnologici come la produzione di benzina dal carbone. L’espansione dell’Asse ad est e la conquista della Russia portarono nuove risorse naturali e produttive, che però vennero perse con la riconquista sovietica. La situazione bellica sconvolse le relazioni internazionali ed economiche, inclusa la convertibilità delle monete e anche l’economia dei paesi neutrali, che videro aumentare o diminuire notevolmente le loro forniture ai belligeranti.
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