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Scrivici |Luigi Bignotti, dalla Cina ai sommergibili
- Dalla cannoniera Caboto al sommergibile Veniero -
Luigi Bignotti in una immagine del 1931, sullo sfondo i principali luoghi dell'Estremo Oriente tra i quali navigò all'inizio della carriera marinara.Ringraziamo il sig.Bertoloni Geremia che ci ha gentilmente fornito immagini e documenti relativi allo zio, Luigi Bignotti.
Dodici anni nella Regia Marina
Luigi Bignotti, nacque il 26 luglio 1910, a Medole di Mantova (nella pianura a sud del Garda). Fu arruolato nel 1929 con ferma di quattro anni nel Corpo Regi Equipaggi Marittimi di Venezia. Il foglio matricolare annota che la sua precedente occupazione civile era il mestiere di pasticciere a Castiglione delle Stiviere.
Nel gennaio 1930 salì sulla motonave Romolo per un viaggio di quasi due mesi che lo portò in Estremo Oriente.
Nel gennaio 1930 salì sulla motonave Romolo per un viaggio di quasi due mesi che lo portò in Estremo Oriente. Giunto in Cina, nel marzo 1930 fu imbarcato sulla cannoniera Caboto fino alla fine del 1932, servizio di cui abbiamo alcune immagini sia a bordo, che impegnato nelle esercitazioni a terra. Nel frattempo veniva promosso sottonocchiere.
La Caboto salpò il primo aprile 1930 da Shanghai verso sud per Hong-Kong, Canton, Macao e Formosa, rientrando a Shanghai all'inizio di maggio. Ancora nel 1930 si recò a Han-kow e Kin-kiang risalendo lo Yangtze. Nel 1931 la Caboto torno sul grande fiume più volte a Han-kow, recandosi anche sulle coste verso nord a Dairen, Chinguantao, Tsing-tao, tornando sempre a Shanghai. Ancora altre missioni furono svolte nel 1932 da Shanghai: ancora sullo Yangtze a Hankow e ancora verso nord.
Dal gennaio all'agosto 1933 Bignotti passò sull'Incrociatore Libia, sempre stazionario in Cina.
In seguito, rinnovata la ferma, rientrò in patria, dove salì sull'esploratore Tarigo (8/33-10/34), sulla Cannoniera Basile (8/35-6/36), sul nuovissimo Incrociatore Bolzano (6/36-11/37).
Da questo momento Bignotti iniziò il suo servizio sui sommergibili, nel ruolo di timoniere orizzontale.
Cominciò con il sommergibile Bandiera (11/37-12/37) poi con il Narvalo dove rimase tre anni e mezzo, compreso il primo anno di guerra (1/38-9/41).
Il 20/9/41 passò sul sommergibile Veniero, dove nel gennaio 1942 riceveva un premio per l'ulteriore rafferma. Mai una licenza, come testimonia anche un premio in denaro per licenza non fruita. Nel giugno 1942, come Capo di 3° classe, era ancora a bordo del Veniero, dove si sarebbe concluso il suo destino.
Marinai sulla Caboto (come si vede scritto sul salvagente), pronti per scendere a terra, bene armati. Immagine della Caboto (Collezione Zaccaria - Otello Urizio).
L'esperienza della Cina
Dello zio sommergibilista, scomparso durante la guerra, era rimasto il ricordo e molte fotografie, soprattutto della Cina. Il nipote ha potuto sapere qualcosa in più richiedendo alla Marina Militare il Foglio Matricolare.
Bignotti era un giovane della pianura lombarda, così distante dal mare, forse avviato alla tranquilla attività di aiuto pasticciere, comunque istruito nel leggere e scrivere, come annota il foglio. Le prime immagini di lui così giovane, arruolato di leva, ci sembrano ancora lontane dal militare di professione che presterà servizio in Oriente e poi sui rischiosi sommergibili. La Cina fu la prima esperienza, assieme alla firma per quattro anni, una scelta impegnativa e già orientata a rimanere in Marina, un mestiere sicuro nell'Italia degli anni trenta.
Il viaggio verso la Cina avvenne a bordo del piroscafo Romolo, normalmente adibito al trasporto di materiali e di personale, per il normale avvicendamento sulle navi presenti in Cina.
Destinazione di Bignotti fu la Caboto, una cannoniera comunque capace di reggere il mare, destinata alle navigazioni fluviali per portare la protezione militare ai connazionali in ogni luogo raggiungibile della Cina. Molte immagini di Bignotti lo ritraggono durante le esercitazioni terrestri, arma al fianco, e questo non deve stupire: la Regia Marina era fortemente impegnata sul territorio, più adatta per la sua organizzazione e capacità di muoversi all'estero. Dunque la Caboto, effettuate le periodiche sostituzioni di personale giunto dall'Italia, si recava all'isola di Tsu-san per allenamento ed esercitazioni, prima delle missioni operative. Forse a questo risalgono le foto, o forse sono altri addestramenti, sempre necessari tra un imbarco e l'altro.
Certamente alla stimolante atmosfera internazionale di Shanghai si univano le drammatiche situazioni di una regione tormentata da violenze e guerra civile, un contesto in cui si maturava in fretta, una esperienza dura e formativa assieme.
Per dare un'idea della situazione della Cina, ricordiamo che nel gennaio 1930 nel Kuantung bande irregolari catturarono e uccisero un Vicario apostolico, Monsignor Versiglia, e Padre Caravario. I diplomatici italiani si recarono proprio con la cannoniera Caboto a Nan-king presso il Governo nazionalista cinese, per ottenere soddisfazione attraverso cattura e punizione dei colpevoli, oltre a richieste compensative. Per trattative su queste ultime il Ministro italiano si recò poi a Canton (altro governo locale) sempre grazie alla Caboto, per avere il supporto di una unità da guerra. Bignotti era a bordo della Caboto in tutta questa sua prima crociera, che citiamo come esempio dell'impiego delle navi italiane in Estremo oriente. Aggiungiamo che il Ministro, al ritorno trasbordò sulla Libia che lo portò di nuovo a Nan-king, per proseguire le trattative.
Nel corso del 1931 i movimenti delle navi furono sempre più condizionati dagli avvenimenti politici, con Libia, Carlotto, Caboto, che da Shanghai si recarono spesso sullo Yangtze , vicino al governo nazionalista cinese, con cui il Console Generale di Shanghai manteneva i rapporti. In particolare la Caboto si spinse a nord fino in Corea e a Tientsin, ormeggiandosi presso la Concessione Internazionale (maggio-giugno). Si fermò anche Wei-hai-wei dove le navi britanniche avevano una base, partecipando al lutto per la disgrazia dell'affondamento del sommergibile Poseidon. Nell'agosto 1931 gli italiani in Cina furono anche testimoni di inondazioni senza precedenti, con immensi disastri e centinaia di migliaia di profughi. Ma il fatto militarmente più significativo per le conseguenze permanenti fu l'intervento giapponese in Manciuria, che provocò il conflitto cino-giapponese. L'invasione giapponese e lo spostarsi a sud della scontro, investì alla fine anche Shanghai , rendendo necessario la missione di supporto dell'Incrociatore Trento nel 1932. Luigi Bignotti fu testimone di tutti questi eventi.
Nel gennaio 1933 Bignotti salì sulla Libia. Era giunto il momento di un avvicendamento anche delle navi stazionanti in Cina per anzianità o inevitabile logorio, e gli alti comandi (con limitato investimento) decisero di sostituire il caccia Espero con la coloniale Lepanto, la Libia con l'incrociatore (esploratore) Quarto. La Libia fu dunque la nave che riportò in Italia Bignotti, giungendo a Taranto il 20 maggio 1933.
Le immagini che presentiamo nella Galleria di immagini (in fondo alla pagina) si riferiscono soprattutto a questo periodo in Estremo Oriente.
Ufficiali della Regia Marina assieme a religiosi di una missione. Esercitazioni di marinai. Luigi Bignotti, sottufficiale.
L'esperienza del Mediterraneo
Il primo imbarco mediterraneo di Bignotti fu dunque sull'esploratore Tarigo, una nave celebre. La nave, divenuta operativa dal 1930, aveva partecipato al supporto della prima trasvolata atlantica in formazione, comandata da Italo Balbo. Riclassificata cacciatorpediniere avrebbe partecipato alla seconda guerra mondiale: affondò gloriosamente in combattimento nella difesa di un convoglio, riuscendo ad affondare il caccia britannico Mohawk.
Se ben poco possiamo dire della Basile, che non conosciamo, l'Incrociatore pesante Bolzano era certamente una nave prestigiosa con le sue diecimila tonnellate e un numeroso equipaggio. Ma è in questo momento che la vita di Bignotti prende un altro indirizzo, per la generosa e rischiosa vita del sommergibilista, protagonista di un'arma insidiosa.
Bignotti firma ancora il proseguimento della sua vita militare, che arriverà a un totale di almeno dodici anni. Di questa nuova vita su unità piccole e scomode, abbiamo solo una fotografia.
Se l'esperienza sul Bandiera fu troppo breve, è sul sommergibile Narvalo che Bignotti fa esperienza come timoniere orizzontale, compito delicato. Il Narvalo, varato nel 1930, aveva dato buona prova in Mar Rosso, e quando Bignotti vi prese servizio, negli anni prima della guerra, il battello fu assegnato a vari compiti, anche di addestramento. Nel 1940 il Narvalo venne destinato a Lero nel Mediterraneo orientale, con missioni esplorative e di agguato. Bignotti sbarcò da questo sommergibile pochi giorni prima che venisse impegnato nel suo primo tentativo di siluramento. Il Narvalo fu poi autoaffondato nel gennaio 1942, per attacco aereo e navale, con la morte di circa metà degli uomini a bordo.
Infine Bignotti nel settembre 1941 salì sul Veniero, seconda unità a portare questo nome, dove nemmeno un anno dopo si sarebbe trovato in una situazione critica. In quella estate del 1942 si poteva ancora pensare che l'esito della guerra non fosse deciso.
Luigi Bignotti in camera di manovra su un sommergibile. Il profilo del Veniero proviene dalla citata pubblicazione dell'Ufficio Storico.
Il sommergibile Veniero
Il sommergibile Veniero, seconda unità con questo nome, aveva fatto una prima uscita in Atlantico nel luglio 1940 (primo sommergibile italiano ad attraversare Gibilterra in immersione), trasferendosi poi stabilmente a Bordeaux in ottobre. Partendo da quella base, aveva affondato le navi Anastasia (greca) e Agnete Maersk (britannica). Rientrò in Mediterraneo nell'agosto 1941 (è da questo momento che Bignotti entrò a far parte dell'equipaggio).
Alla fine del 1941 svolse missioni di pattugliamento a occidente della Corsica e a sud di Malta. In dicembre intraprese una missione di trasporto materiali a Bardia, trovando la base già conquistata dal nemico e ritirandosi incolume. In marzo e aprile 1942 svolse due missioni di agguato a levante di Malta e a sud delle Baleari.
Il 17 maggio 1942 salpò da Cagliari per una missione di agguato a sud delle Baleari. Dopo un ultimo messaggio del 29 maggio (segnale di scoperta del nemico), non dette più notizie. La scomparsa doveva essere avvenuta tra il 29 maggio e il 23 giugno.
Secondo fonte britannica del dopoguerra, un sommergibile sarebbe stato attaccato da un Sunderland (idrovolante quadrimotore impiegato nella lotta antisom) nelle prime ore del mattino del 7, poi ancora attaccato da un altro velivolo poco prima delle ore 12 mentre navigava in superficie, visibilmente danneggiato. Pertanto si suppone sia stato affondato il 7 giugno 1942, per attacco aereo, con la perdita dei 58 uomini a bordo.
Noi non sappiamo cosa sia successo esattamente nel giugno 1942 al Veniero, ma qualche ipotesi possiamo farla.
La lotta antisom britannica si stava perfezionando, nei mezzi di scoperta e di attacco, sfruttando l'aviazione. Un sommergibile sorpreso in emersione aveva bisogno di un minimo di tempo per immergersi e possedeva una limitata difesa contraerea (due mitragliere binate a scomparsa da 13,2 mm), trovandosi in svantaggio rispetto al crescente armamento dei velivoli nemici. Bombardato e mitragliato, veniva facilmente danneggiato con la perdita della sua difesa principale, la fuga in immersione.
Sembrerebbe appunto che il Veniero sia stato danneggiato in un primo attacco, forse menomando le sue capacità di immergersi.
Se il sommergibile non veniva colto di sorpresa, poteva cercare di contenere l'attaccante e anche colpirlo, ma questo poteva tenersi lontano e divulgare la posizione di scoperta per far convergere altri velivoli. In effetti il Veniero fu individuato una seconda volta da un aereo, forse convenuto nella zona grazie al segnale di scoperta.
In ogni caso, per un sommergibile tentare di immergersi sotto attacco era molto pericoloso. Appena il sommergibile intraprendeva la procedura di immersione, i mitraglieri dovevano abbandonare le armi per rifugiarsi sottocoperta, rendendo indifeso il battello ed era quello il momento in cui l'aereo sferrava l'attacco ravvicinato, abbassandosi per sganciare le bombe con precisione. Nelle trasparenti acque del Mediterraneo, con la luce di mezzogiorno di giugno, la sagoma di un sommergibile continuava ad essere visibile ad alcuni metri di profondità. Se il sommergibile veniva colpito in quel frangente, poteva sparire sott'acqua per sempre. Magari il velivolo attaccante non aveva la certezza del successo, non dichiarava l'affondamento e non rilevava la posizione con precisione. Solo il mancato ritorno alla base dava la certezza che il battello fosse perduto.
Là sotto da qualche parte ci sarà un relitto, custode muto della memoria.
"Storia delle Campagne Oceaniche della Regia Marina", Vol.IV (Ufficio Storico della Marina Militare, Roma 1993).
"Sommergibili italiani", Vol.I (Ufficio Storico della Marina Militare, Roma 1999).
"Siamo fieri di voi", di C.Capone (Istituto Grafico Editoriale Italiano, Napoli 1996),
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