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Scrivici |I Fanti di Marina in Cina nel 1900
- Il (futuro) Battaglione San Marco in Estremo Oriente -
Una vecchia cartolina del 1909 (trasmessaci dal Cap. Di Nitto), mostra con un fotomontaggio truppe da sbarco in partenza da Gaeta, forse per la Cina
Mezzo secolo di servizio in Cina
I Fanti di Marina erano inizialmente reparti di marinai provenienti dagli equipaggi delle navi e dedicati ad operazioni terrestri. Alla mobilità della nave e capacità di essere presente in luoghi lontani, si univa l’efficacia di truppe combattive e preparate che venivano impiegate nel momento e nel numero necessario, senza attendere una mobilitazione dalle basi italiane. Una situazione tipica della Cina, dove il precipitare degli eventi poteva costringere ad intervenire subito con le scarse forze presenti a bordo delle navi. Se la soluzione era di successo bisognava comunque considerare la continuità di questo impegno e l’esigenza di non sguarnire gli equipaggi delle navi di origine. La specializzazione del ruolo terrestre avrebbe portato in Patria alla costituzione del Battaglione San Marco e successivamente alla costituzione del Battaglione Italiano in Cina (1925), anche se genericamente si tende a considerare la storia complessiva dei Fanti di Marina come la storia del “San Marco”. La storia dei Fanti di Marina è strettamente legata per mezzo secolo alle vicende della presenza italiana in Cina a cui venne dato un costante supporto militare da parte della Regia Marina, sia navale che terrestre.
"Il Sottotenente Carlotto, comandante il distaccamento italiano, cade ferito mortalmente a Tien-Tsin" (Collezione Griva).
Dall’ottocento all’inizio del novecento.
Nel corso dell’ottocento la Cina era stata costretta ad aprirsi al commercio e alla presenza sul proprio territorio di Legazioni delle principali potenze europee. Sul finire del secolo la violenza xenofoba dei Boxer contro tutti gli stranieri, indipendentemente dalle differenze di ruolo e volume della presenza, coinvolgeva anche l’Italia che faceva sbarcare dalle sue navi, a Ta Ku, nelle vicinanze di Pechino, un esiguo reparto di fanti di Marina in difesa dei connazionali. I Boxer avevano interrotto le comunicazioni tra Tientsin e Pechino, attaccando i luoghi dove erano riparati gli europei. La forza internazionale, comprendente truppe italiane al comando del S.T.V. (Sotto Tenente di Vascello) Ermanno Carlotto, veniva attaccata durante i tentativi di portare soccorso e ripristinare le comunicazioni, con alcuni caduti anche tra i soldati italiani. Il 27 giugno 1900 Ermanno Carlotto, che si era distinto per determinazione e coraggio, moriva per le ferite riportate in combattimento. Mentre Pechino veniva assediata, le potenze europee avevano inviato navi e contingenti in soccorso. Il 14 agosto arrivarono combattendo a Pechino le colonne delle forze internazionali, compresi gli Italiani, che liberarono le Legazioni. In autunno erano ormai sette le navi italiane presenti in Cina ed erano stati sbarcati migliaia di militari per le operazioni terrestri. Veniva istituito un Governo Provvisorio. Nel 1902 la zona occupata dai marinai italiani fu trasformata nella Concessione di Tientsin. In un Protocollo firmato da tutte le nazioni, all’Italia veniva riconosciuta la presenza nella Legazione di Pechino, a Tientsin, nel forte di Shan hai kwan, nell’ancoraggio di Ta ku. Veniva installata una Stazione Radio, gestita dalla Marina. Fino al 1905 diminuì progressivamente la presenza militare italiana, rimanendo sotto la responsabilità delle forze della Regia Marina.
Testimonianze
Leggendo i freddi rapporti dei comandanti si rimane impressionati di fronte alla scarsità di truppe con cui si cercava di mantenere legalità e difendere persone indifese, civili e missionari, in un mondo lontano e immenso, dominato da forte ostilità verso gli stranieri. Ecco dunque un resoconto del 1900 che ci fornisce un’idea della conflittualità esistente :
“il nostro picchetto armato, composto di un sottocapo e di 7 uomini è alla sorveglianza a circa 300 metri dal treno…ad un certo momento vedono tra gli alberi venire contro di loro due forti colonne di Boxer correndo e urlando. Immediatamente fanno fuoco per dare l’allarme e mentre tutta la gente disarmata corre verso il treno, il nostro picchetto comincia esso pure a retrocedere, fermandosi di tratto in tratto per ordine del loro bravo sottocapo, per far fuoco, e ritardare così l’avanzata… ma è tutto inutile. Con noi scendono dal treno gli inglesi, gli americani, i tedeschi, gli austriaci che hanno preso le armi e si comincia il fuoco sui Boxer. Questi dimostrano un coraggio straordinario…agitando furiosamente le loro lance e le loro sciabole…Poco dopo il treno ritorna nella posizione di prima, scendo per raccogliere i morti (del picchetto italiano) e li trovo a poca distanza dalla ferrovia ferocemente massacrati dalle armi bianche. “ (dal Rapporto del Tenente di Vascello Sirianni, sul tentativo della colonna dell’Amm. Seymour di raggiungere Pechino - 13/6/1900).
Dall'assedio alla salvezza
Mentre il STV Ermanno Carlotto (Medaglia d’Oro al V.M.) spirava per le gravi ferite, in Italia il Governo stava preparando un Corpo di spedizione e varie navi si apprestavano a partire. “Intanto nella capitale (Pechino) ormai assediata si era cominciato a combattere con la sensazione, rivelatasi esatta, che i rinforzi sarebbero giunti con molto ritardo. Sulle barricate poste a difesa del quartiere delle Legazioni, di cui quella italiana costituiva l’angolo di sud est, iniziò uno stillicidio di perdite. Il 24 giugno morì il primo marinaio italiano…” (Le Fanterie di Marina Italiane – Ufficio Storico della M.Militare). Le forze europee totali erano: 522 ufficiali, 14.500 soldati e marinai, con 53 cannoni e 26 mitragliatrici. Il 14 agosto il tenente Sirianni con il suo piccolo drappello, aggregato alle colonne alleate che si erano aperte la strada combattendo, portava anche la bandiera italiana alla conquista di Pechino. Negli stessi giorni arrivavano una dopo l’altra le navi italiane, il Fieramosca, il Vettor Pisani, con le compagnie da sbarco. Giungevano anche i piroscafi Giava, Singapore, Marco Minghetti, con duemila uomini, fanteria, bersaglieri, genio, ospedale da campo, e duecento cavalli. Il mese dopo arrivava il piroscafo San Gottardo con i rifornimenti, carbone, viveri. Il peggio era passato, il contingente internazionale superava ormai i sessantamila uomini e la battaglia avrebbe cambiato in modo sostanziale la posizione delle potenze occidentali in Cina.
Leggi in altra pagina la storia della Guerra dei boxer e dell'assedio di Pechino.
Continua...
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