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Scrivici |I Diari di Guido Sansoni - in Mediterraneo nell'anno 1900
- Crociera di addestramento sul Vespucci - agosto 1900 -
Amerigo Vespucci, nave scuola della Regia Marina Italiana nel 1900. Antenata della Vespucci odierna. Collezione Griva.
Ringraziamo Arturo Sansoni per la disponibilità dei diari di Guido. Ringraziamo inoltre Luigi Griva per le immagini della prima Vespucci.
Nel Tirreno.
Riprendiamo la lettura dei Diari di Guido Sansoni, accurati nelle descrizioni, gradevoli nell’esposizione. Ci accompagnano nella sua prima crociera.
“Nella mattina del 20 agosto (1900) partiamo in lancia dall’Accademia e, rimorchiati da una barca a vapore giungiamo a bordo del Vespucci; dopo poco tempo comincia la manovra per la partenza . Il Vespucci si trova ormeggiato in barba di gatto all’Antemurale; a prua è trattenuto dalle due ancore. Spira il vento maestro di ponente, e siccome bisogna uscire per il passaggio Sud , essendo quello Nord poco profondo, la manovra da eseguirsi è quella di togliere tutti gli ormeggi , salpare l’ancora di sinistra e infine abbattersi sull’ancora di dritta per imboccare l’uscita Sud…”
Ma come sempre può avvenire in ogni manovra, ecco l’imprevisto: mentre si salpa la seconda ancora a dritta, un anello della catena si apre e bisogna sospendere la manovra. Si rimedia con un cavo e un paranco ma intanto la nave, sospinta dal vento non si trova più nella posizione ideale. E’ l’occasione per imparare anche dalle contromisure, dalla pronta reazione alle casualità. Così il Vespucci si avvale della macchina a vapore e riesce infine a imboccare l’uscita Sud. Non è la prima volta e non sarà certo l’ultima in cui una nave scuola a vela deve trarsi d’impaccio con qualche giro dell’elica.
“Mentre abbandoniamo il porto, tutti gli allievi stanno schierati a murata sull’attenti, colla faccia rivolta verso la città: è il saluto della partenza, il saluto riconoscente del navigatore alla terra che gli ha offerto ospitalità. Così lasciamo Livorno e mentre il bastimento si allontana, io resto qualche minuto immobile a guardare la città dove in pochi giorni ho passato tante ore angosciose, tanti momenti di attesa penosa e dove forse si è deciso il mio avvenire! E m’invade una grande tristezza perché capisco che questo è il primo grande , vero distacco dalla mia famiglia.”
Superati i momenti di emozione Guido si impegna in approfondite descrizioni delle manovre, delle loro motivazioni e della corretta esecuzione, quasi si esercitasse o volesse verificare di averle ben comprese.
“Le bordate in generale si fanno quando il vento è contrario cioè quando l’angolo formato dalla prua della nave e dalla direzione del vento è minore di 6 quarte (70°); nel qual caso le vele non riescono più a stringere il vento; allora, siccome non si può seguire la rotta in linea retta si cerca di avvicinarsi alla meta seguendo una direzione obliqua…si opera un viramento che a seconda dei casi è di 12 o 20 quarte…tra Livorno e la Maddalena si operano in maggior numero i viramenti in prua… consistono di due parti, la prima è un movimento d’orzata…”
Guido Sansoni (il terzo in alto da sinistra) tra gli allievi dell'Accademia Navale di Livorno, corso 1901-1902.
Alla Maddalena, dal 26 al 29 agosto 1900.
“Il Vespucci gira intorno all’isolotto di S.Stefano, che si presenta sulla sinistra, e penetra nel braccio di mare fra S.Stefano e la Maddalena; qui si sparano quindici colpi di cannone per salutare il vice ammiraglio risiedente alla Maddalena, poi ci si ormeggia alla tredicesima boa.”
Poco dopo l’ormeggio sale a bordo il postino, con la corrispondenza da casa per tutti.
Nel pomeriggio ci si reca sull’isola di Santo Stefano a visitare dei depositi di nafta, recipienti cilindrici da 1200 tonnellate. Da come Guido descrive la nafta, ci rendiamo conto che siamo in un epoca lontana da noi, quando non era ancora impiegata come combustibile principale delle navi.
“La nafta, impiegata per la locomozione delle torpediniere, si raccoglie sulla superficie del Mar Nero e del Caspio; è un liquido denso di colore verde cupo, quasi oscuro.”
Il mattino dopo si visitano le fortificazioni del “nido d’aquila” su un’altura a ovest della Maddalena. Cannoni a scomparsa da 149 e 343, ben descritti nei loro meccanismi. L’esplorazione tocca Caprera, la villa Garibaldi, il sepolcro semplicissimo, ambienti intatti con corone di fiori e carta ingiallita (l’eroe era scomparso diciotto anni prima, nel 1882). Sulla parte più alta dell’isola un telegoniometro “che permette di calcolare la distanza delle navi nemiche, per trasmetterla poi alle batterie di cannoni, specialmente a quelle di obici, che debbono fare i tiri curvi.”
Tra le difese della Maddalena Guido cita le armi subacquee: torpedini e gimnoti. “Le torpedini sono fissate a mezzo di ancore al fondo del mare e salgono a tre metri dal livello dell’acqua…” : sono in pratica le mine, che tanta diffusione avranno nelle future guerre mondiali. “I gimnoti non agiscono per contatto, ma scoppiano quando si vuole” tramite un impianto elettrico che viene mantenuto asciutto, comandato da terra al momento opportuno, segnalato da un osservatore durante il passaggio della nave nemica. Guido ci racconta ogni dettaglio dell’ingegnoso meccanismo, fino a chiarirci che usa l’acqua marina come massa per il contatto. Riesce anche a vedere una stazione di gimnoti nella punta sud di Caprera, presso la Punta Rossa (Punta Tegge, correzione a matita).
Il 27 esercizi militari a terra e il 28 Guido monta di guardia, dalle 4 alle 6.
“Ho visto sorgere il sole al di dietro delle montagne sarde: dalle creste aguzze dei monti la luce si diffondeva rapidamente per le chine rocciose e giungeva fino alla distesa tranquilla delle acque che si coprivano di tremuli luccicori; pareva quasi che il mare dormiente si ridestasse a nuova vita”.
“Bene. Continua così.” È il succinto giudizio scritto a fine pagina dall’ufficiale che quel giorno esaminò il diario di Guido Sansoni.
Ci sentiremmo di dire altrettanto, più di un secolo dopo.
Guido Sansoni.
29 agosto 1900.
“Quando partiamo dalla Maddalena il semaforo segnala mare agitato…”
C’è infatti mare grosso. Invece di mettere la prua su Gibilterra, ci si porta al ridosso dell’Asinara.
“Prima di dar fondo si scandaglia. Il paese giace sulla riva del mare, ai piedi di una montagna brulla e scoscesa sulle cui falde non si scorge alcuna abitazione… una chiesa, un edificio grande e regolare che forse è il lazzaretto. Il luogo è triste e silenzioso, e in me suscita una profonda malinconia.”
Si salpa alle 5 del mattino del 30 agosto, aggirando l’isola da nord ovest. Onde lunghe. Rotta per il sud delle Baleari, poi Gibilterra.
A presto...
Amerigo Vespucci I. Ed.Pucci La Spezia (da Album Marinaro - Luigi Griva - Graphot Editrice).
Amerigo Vespucci
L'incrociatore-avviso Amerigo Vespucci fu varato all'Arsenale di Venezia nel 1882. Svolse inizialmente attività in Mar Rosso e in America Meridionale. Il Vespucci e l'unità gemella Flavio Gioia divennero le prime navi scuola dell'Accademia Navale. Il Vespucci effettuò la prima crociera di istruzione nel 1893. Aveva scafo in ferro, 2705 tonnellate (2892 a pieno carico) e 84,5 metri di lunghezza fuori tutto. La velatura comprendeva due alberi (di maestra e di trinchetto) con vele quadre e un albero (di mezzana) con vele auriche. Era dotato di otto caldaie che muovevano una macchina alternativa a tre cilindri di 3340 cavalli. Disponeva di 8 cannoni da 150 mm. L'equipaggio era costituito da 11 ufficiali e 257 tra sottufficiali e marinai. Compì l'ultima crociera nel 1927.
Continua...
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